BEGIN:VCALENDAR VERSION:2.0 PRODID:-//TYPO3/NONSGML Calendarize//EN BEGIN:VEVENT UID:calendarize-stefano-guarnieri DTSTAMP:20240328T181711Z DTSTART:20230310T173000Z DTEND:20230310T183000Z SUMMARY:Stefano GUARNIERI DESCRIPTION:“Furgone investe madre e figlio.” “Auto impazzita entra nello stabilimento balneare.” “Ecco la curva maledetta.” “Non mi s ono accorto di niente.” “Il ragazzo è letteralmente volato.”\nQuest i sono solo alcuni fra i numerosi esempi del linguaggio usato dai media pe r descrivere casi di violenza stradale. Parole assurde\, che tendono a giu stificare chi ha comportamenti sbagliati alla guida\, umanizzando le cose e spostando spesso l’attenzione sulle vittime e sulla loro presunta colp a.\nPer non parlare poi delle pubblicità che ci propongono un contesto de l tutto irreale: automobili sempre da sole\, città deserte e senza pedoni \, semafori\, incroci\, ciclisti e veicoli parcheggiati. In un recente spo t televisivo\, quando l’auto trova di fronte a sé un ostacolo\, appare all’improvviso un tunnel sotterraneo che le permette di continuare a sfr ecciare senza perdere tempo.\nIl linguaggio e le immagini rafforzano senza dubbio un sistema di mobilità basato su macchine e moto\, che esalta il diritto alla velocità dei mezzi e penalizza gli altri utenti della strada . Queste forme di comunicazione sono pericolose perché possono portare le persone\, anche inconsapevolmente\, ad approvare e giustificare comportam enti che sono invece illegali e che possono uccidere\, come ad esempio l’ eccesso di velocità e la guida in stato di ebbrezza.\nSe vogliamo fermare la violenza stradale che ogni anno causa nel mondo un milione e trecentom ila vittime – ed è la prima causa di morte fra i giovani – dobbiamo a nche cambiare la narrazione che promuove l’uso delle auto e descrive gli scontri stradali chiamandoli incidenti. Partiamo quindi dal non chiamarli così\, perché non c’è niente di casuale quando accadono\, e iniziamo a usare parole corrette\, le più aderenti possibile alla realtà\, per r accontare ciò che avviene sulle nostre strade.\nStefano Guarnieri è il f ondatore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri\, nata in memoria di suo fi glio Lorenzo\, morto a causa di un incidente stradale a Firenze\, nel 2010 .\nDa allora ha un obiettivo in testa: zero morti sulle strade di Firenze. Non è un traguardo impossibile: Oslo ce l’ha già fatta. Grazie all’ impegno di Stefano\, alla sensibilizzazione dei giovani nelle scuole\, all a collaborazione con le Istituzioni nella messa a punto di piani all’ava nguardia e alla raccolta di firme per l’istituzione del reato di omicidi o stradale\, l’Associazione “Lorenzo Guarnieri” ha permesso l’abba ssamento del 72% dei decessi sulle strade fiorentine\, nel decennio 2011– 2020. Caso pressoché unico in Italia. La sua Associazione concorre al rag giungimento di due obiettivi di sviluppo sostenibile: da un lato\, promuov e la salute delle persone\, soprattutto dei più giovani\, per i quali l’ omicidio stradale costituisce la prima causa di morte nel mondo occidental e\; dall’altro\, intende fare di Firenze una città sostenibile. E la so stenibilità non può mai perdere di vista la sicurezza. X-ALT-DESC;FMTTYPE=text/html:
“Furgone investe madre e figlio.” “A uto impazzita entra nello stabilimento balneare.” “Ecco la curva maled etta.” “Non mi sono accorto di niente.” “Il ragazzo è letteralmen te volato.”
\nQuesti sono solo alcuni fra i numerosi esempi del li nguaggio usato dai media per descrivere casi di violenza stradale. Parole assurde\, che tendono a giustificare chi ha comportamenti sbagliati alla g uida\, umanizzando le cose e spostando spesso l’attenzione sulle vittime e sulla loro presunta colpa.
\nPer non parlare poi delle pubblicità che ci propongono un contesto del tutto irreale: automobili sempre da sol e\, città deserte e senza pedoni\, semafori\, incroci\, ciclisti e veicol i parcheggiati. In un recente spot televisivo\, quando l’auto trova di f ronte a sé un ostacolo\, appare all’improvviso un tunnel sotterraneo ch e le permette di continuare a sfrecciare senza perdere tempo.
\nIl l inguaggio e le immagini rafforzano senza dubbio un sistema di mobilità ba sato su macchine e moto\, che esalta il diritto alla velocità dei mezzi e penalizza gli altri utenti della strada. Queste forme di comunicazione so no pericolose perché possono portare le persone\, anche inconsapevolmente \, ad approvare e giustificare comportamenti che sono invece illegali e ch e possono uccidere\, come ad esempio l’eccesso di velocità e la guida i n stato di ebbrezza.
\nSe vogliamo fermare la violenza stradale che ogni anno causa nel mondo un milione e trecentomila vittime – ed è la p rima causa di morte fra i giovani – dobbiamo anche cambiare la narrazion e che promuove l’uso delle auto e descrive gli scontri stradali chiamand oli incidenti. Partiamo quindi dal non chiamarli così\, perché non c’è niente di casuale quando accadono\, e iniziamo a usare parole corrette\, le più aderenti possibile alla realtà\, per raccontare ciò che avviene sulle nostre strade.
\nStefano Guarnieri è il fond atore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri\, nata in memoria di suo figli o Lorenzo\, morto a causa di un incidente stradale a Firenze\, nel 2010. p>\n
Da allora ha un obiettivo in testa: zero morti sulle strade di Fire
nze. Non è un traguardo impossibile: Oslo ce l’ha già fatta. Grazie al
l’impegno di Stefano\, alla sensibilizzazione dei giovani nelle scuole\,
alla collaborazione con le Istituzioni nella messa a punto di piani all’
avanguardia e alla raccolta di firme per l’istituzione del reato di omic
idio stradale\, l’Associazione “Lorenzo Guarnieri” ha permesso l’a
bbassamento del 72% dei decessi sulle strade fiorentine\, nel decennio 201
1–2020. Caso pressoché unico in Italia.
La sua Associazione conco
rre al raggiungimento di due obiettivi di sviluppo sostenibile: da un lato
\, promuove la salute delle persone\, soprattutto dei più giovani\, per i
quali l’omicidio stradale costituisce la prima causa di morte nel mondo
occidentale\; dall’altro\, intende fare di Firenze una città sostenibi
le. E la sostenibilità non può mai perdere di vista la sicurezza.