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Mary B. TOLUSSO e Gian Mario VILLALTA

sab 04/02/23 18:00 - 19:00

presentano Dove sono gli Anni - Ed. Garzanti e Apolide - ed. Mondadori

DOVE SONO GLI ANNI

Poesia colta, densa, originalissima, quella di Gian Mario Villalta è certamente tra le acquisizioni di maggior rilievo della nostra letteratura e Dove sono gli anni stabilisce una tappa cruciale e memorabile della sua traiettoria d’autore

«Poeti come Gian Mario Villalta possono essere considerati all'altezza dei tempi gloriosi della Grande Letteratura.» - Mauro Covacich


«Fantastica umanità: agli infelici non è negato il piacere; a chi ha un dolore non è negata la felicità.» Con queste parole Gian Mario Villalta approfondisce il solco che il libro traccia fin dal primo verso: l'appartenenza dell'essere umano alla terra, e quindi la sua «fantastica» imperfezione, che però genera anche la sua gloria. Siamo tutti - cioè tutta la vita del pianeta - nella stessa casa, reciprocamente ospiti; e non ignari della violenza che le metamorfosi della natura, alla quale apparteniamo, comportano. Ma se tutti i viventi comunicano, solo l'uomo parla; e nella parola il tempo ha la sua vera dimora. Lo sa il bambino che siamo stati e che abbiamo abbandonato crescendo, lo sa l'adolescente che eravamo quando ci siamo innamorati e abbiamo visto il fondo più abrasivo della nostra solitudine, lo sa il giovane che ci ha insegnato il suo primo errore quando credevamo già di conoscere noi stessi. Tutti loro sono in viaggio con noi, contemporaneamente, con tutto il tempo che abbiamo ereditato e che ci ha portato fin qui dove siamo. Tutti i noi stessi che siamo stati e che ci aspettano a ogni incrocio della vita. Poesia colta, densa, originalissima, quella di Gian Mario Villalta è certamente tra le acquisizioni di maggior rilievo della nostra letteratura e "Dove sono gli anni" stabilisce una tappa cruciale e memorabile della sua traiettoria d'autore.

APOLIDE

Apolide è un'opera il cui deciso carattere, nella visione delle cose e nella forza della parola poetica, si pone come una rilevante novità nel panorama della poesia d'oggi.

Impervia e coinvolgente, già ben attiva in questi anni sulla scena letteraria con opere di narrativa e poesia, Mary B. Tolusso propone ora con Apolide, testo organico e compatto seppure internamente articolato, un percorso poetico dove i momenti della quotidianità e della storia si manifestano nel loro incidere e rispecchiarsi nei destini individuali. Il poeta ne registra la presenza con un senso di precarietà, di turbata inappartenenza, di problematica estraneità del soggetto lirico, già in parte svelata dal titolo. Chi prende la parola si esprime nel desiderio o nel timore di «ridursi all'essenziale», alla semplicità elementare dell'esserci; e questo avvertendo, passo dopo passo, la desolante concretezza del corpo, la materialità a volte sinistra delle cose e dell'umana esperienza. Tolusso realizza ogni singola sezione, ogni singolo componimento, arricchendo il percorso di precisi riferimenti culturali, attraverso un'energia espressiva a volte anche utilmente violenta, in una fitta, ispida presenza di dati, di figure e situazioni di animali e umani, in un insieme al tempo stesso trasparente e misterioso. Veglia e sonno, con frequenti presagi di morte, entrano sulla pagina attraverso le modalità di un dire spesso drammatico, tra recitativo e moderato canto, nell'incisività tagliente della pronuncia. Dunque un dire che, nella freddezza (solo apparente) dei toni, riesce ad avvincere, a trasmettere vibrazioni intellettuali ed emozioni cangianti. Impressioni perciò mai univoche, nella lettura della verità «indecente» del vissuto, di una quotidianità continuamente increspata, trasfigurata da una tensione morale che invita a osservare la complessità spesso ingannevole del reale. Efficace è in tutto questo l'identità di uno stile funzionale e libero, capace di alternare la prosa poetica al verso, in un composito ritmo musicale, nell'addensarsi di pensiero e visioni, fra opacità dell'esperienza e veloci impennate definitorie.

Villorba
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